Neurodivergenze che bucano lo schermo
ADHD in tv e al cinema: se ne parla poco e non benissimo.
Dopo il mappazzone dell’ultima uscita di Atipiche (se non l’hai letto, lo trovi qui, spoiler: parla di psicofarmaci) avevo bisogno di leggerezza. Leggerezza che fa rima con serie tv e, quando il sonno non incombe, anche con film.
Mi piace raccontarmi che mettersi sul divano a guardare puntate seriali senza soluzione di continuità sia un sano esercizio svuota-testa. Poi i fatti dicono altro, cioè che le serie che guardo sono tutto fuorché leggere e che per metabolizzarle impiego settimane di rimuginamenti e riflessioni sparse sui testi e i sottotesti delle suddette. Analizzo personaggi, mi appunto dialoghi, penso spesso “perché non ho scritto io questa sceneggiatura?”. Robe così, molto ADHD. Poi ditemi se pure vedere serie tv può essere un lavoro.
Serie tv atipiche
E visto che di leggerezza sono colme le piattaforme di streaming e molto poco la mia testa, mi sembrava doveroso condividere qui le serie tv che sono, dichiaratamente, nel sottotesto o nelle intenzioni, neurodivergenti. Partiamo con la mia preferita di sempre, vista e amata molto prima della mia diagnosi ADHD: Atypical.
“Sono strano. È quello che dicono tutti. A volte non capisco quello che dicono le persone e questo mi fa sentire molto solo, anche se c’è altra gente intorno a me”.
Inizia così la storia di Sam, quasi diciottenne con la sindrome di Asperger: con una seduta dalla sua terapeuta e la consapevolezza di non poter fare esperienze considerate “normali” come avere una ragazza. O andare in spedizione in Antartide.
Amare Sam, per me, è stato facile. Alcune idiosincrasie delle persone nello spettro autistico sono le stesse delle persone ADHD, così come molte delle manifestazioni di disagio e la sensazione di sentirsi perennemente fuori posto in mezzo alla gente. Ma il motivo per cui ho immediatamente simpatizzato con lui è l’ossessione per i pinguini. Finora è l’unico con cui posso condividere questa passione e il solo a capire che al mondo ci vorrebbero più pinguini e meno essere umani.
Al netto delle mie simpatie per Sam, Atypical è una serie che riscrive le regole della socialità, che abbatte stereotipi una puntata alla volta e parla di quel mistero che è la Gen Z, quella che tutti sottovalutano e che però è in grado di decidere le sorti del podio sanremese. Impossibile non amarla (Atypical, non la Gen Z).
Quel genio di Rick
Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo è una saga letteraria diventata film e poi serie tv. Chi ha dei figli lettori pre-adolescenti la conoscerà bene: l’autore Rick Riordan è considerato una sorta di semidio dai suoi fan e sforna libri a una velocità che nemmeno Pera Toons. Mia figlia, manco a dirlo, li ha letti tutti e ha sviluppato un’ossessione per la mitologia greca che mi fa quasi paura (giuro, quando mi interroga sul tema mi ricorda la mia prof di italiano delle medie: un incrocio tra Medusa e Ade).
Dicevamo di Percy Jackson: la serie tv è l’ultimo adattamento per il piccolo schermo della famosa saga, in cui il tredicenne Percy è un semidio dislessico e ADHD. Non credo serva aggiungere molto altro, se non che la seconda stagione è incredibilmente in ritardo rispetto alla dose di pazienza di cui possiamo disporre noi ADHD.
Altre serie in ordine sparso dove la neurodivergenza è protagonista: The Big Bang Theory, The Young Sheldon, Malcolm in the Middle, The Good Doctor, giusto per citarne alcune.
Neurodivergenze mal rappresentate
Non sempre la neurodivergenza è rappresentata in tutta la sua complessità: a partire da Rain Man, probabilmente il personaggio neurodivergente più stereotipato della storia del cinema, fino a New Amsterdam, serie medical che amo spassionatamente ma in cui una delle protagoniste, la dottoressa Lauren Boom, è ADHD e dipendente dall’Adderall (farmaco alternativo al metilfenidato disponibile negli Stati Uniti). E abbiamo visto come la dipendenza da psicofarmaci per l’ADHD appartenga a una narrazione cinematografica, non reale.
Scrivere una sceneggiatura che preveda l’uso di personaggi neurodivergenti è un po’ come fare una diagnosi ADHD: se non ci si affida a persone esperte, è probabile che la diagnosi sia, se non del tutto sbagliata, quanto meno non accurata. Rick Riordan, oltre a essere un genio della letteratura per ragazzi, è padre di un ragazzo ADHD e dislessico: Percy Jackson è stata la sua strategia per aiutare il figlio.
Non serve essere neurodivergente per scrivere una sceneggiatura degna di nota. Robia Rashid, sceneggiatrice e produttrice di Atypical, non lo è, ma sentiva l’esigenza di raccontare questo modo di vedere il mondo perché una persona vicina a lei è nello spettro autistico. Potrebbe anche solo bastare un po’ di empatia, un modo comune di vivere alcune esperienze, come la sensazione di alienazione che accomuna molti di noi: “Non mi sono mai sentita normale. Mi si nota a un chilometro di distanza” (Rashid è figlia di genitori americani e pakistani, ndr).
Basterebbe poco, davvero, perché rappresentare la neurodivergenza in tutte le sue sfaccettature sugli schermi darebbe la possibilità alle persone neurotipiche di vedere la realtà con occhi diversi, di capire le difficoltà che affrontiamo ogni giorno, di andare oltre agli stereotipi.
Ah, fra le più viste in questo periodo su Disney+ c’è High Potential. Ma della plusdotazione, anch’essa una neurodivergenza poco conosciuta parleremo un’altra volta.
“l’Antartide ha il 90% del ghiaccio del mondo, ma è considerata un deserto […]. A prima vista sembra proprio un deserto. Per questo mi piace, non è quello che sembra”.
Sam Gardner, Atypical
🛠️ Tips wow – Strumenti: consigli di lettura
Questa settimana ho comprato un po’ di libri nuovi sull’ADHD. È interessante, perché in poco più di un anno le pubblicazioni sono aumentate. Di poco, eh, però significa che c’è più richiesta e che gli editori hanno ampliato il loro raggio di pubblicazione.
Quello più interessante, al momento, è il Quaderno di esercizi per gestire l’ADHD in età adulta, edito da Erickson. Non l’ho ancora finito, quindi non posso farvi una recensione, ma mi piace l’idea di un “manuale d’istruzione” per chi magari non può permettersi la psicoeducazione. Corredato di esercizi pratici e di teoria quanto basta, è una delle poche bussole cartacee per chi si approccia all’ADHD in età adulta.
📖 Dizionario divergente
Ogni settimana scegliamo una parola che racconta il mondo Atipiche.
Trigger: la Treccani dice che il trigger in medicina è uno “stimolo improvviso che determina l’innesco di un processo fisiologico o patologico”. Per una persona ADHD, il trigger è letteralmente tutto quello che vede/sente/pensa/tocca. Ogni stimolo, sensoriale e auto indotto, può generare una serie infinita di distrazioni e di reazioni a catena. Non necessariamente piacevoli.
Grazie per essere arrivate fino a qui. A venerdì prossimo!
Anna
Manuale Erickson: prossimo acquisto