Come si fa la diagnosi ADHD?
Se non sai da dove iniziare, questo è il posto giusto per te.
Teoricamente dovrebbe essere facile, no? Hai il sospetto di essere ADHD, vai dal tuo medico curante, che ti scrive l’impegnativa per un primo consulto e vai serena nell’ambulatorio più vicino per una valutazione. Ma siamo in Italia, un paese che storicamente considera il disturbo da deficit dell’attenzione principalmente roba da bambini (nonostante questo, ottenere una valutazione in età pediatrica è estenuante e complicato).
Figuriamoci cosa può essere fare una diagnosi ADHD per un’adulta over 45.
Va detto che la tigna l’iperfocus che contraddistingue noialtre ADHD ha una sua utilità. Quando ci fissiamo su qualcosa, la nostra perseveranza è in grado di vedere più lontano e meglio di noi. A volte prende degli abbagli giganteschi, ma il più delle volte ci fa portare a casa il risultato.
Diagnosi ADHD, questa sconosciuta
Per trovare qualcuno che mi valutasse ci ho messo settimane: di chiamate, attese, domande sconvenienti, silenzi imbarazzanti. Abito in provincia di Milano, un territorio dove a servizi psichiatrici pubblici siamo messi discretamente bene: non mancano reparti di neuropsichiatria infantile, CPS (centri psico-sociali), SerT (servizi ambulatoriali per le dipendenze) e consultori. Che si tratti di depressione post-partum o disturbi della personalità borderline, c’è sempre un presidio pronto a riceverti.
Quando si tratta di ADHD, però, ci si scontra con l’assenza totale di servizi territoriali; si incontra spesso ignoranza persino fra gli operatori del settore (psicologi e psichiatri); ci si imbatte in competenze circoscritte esclusivamente all’età pediatrica. Come se dopo i 18 anni l’ADHD sparisse magicamente. Sei maggiorenne, adulta e vaccinata, davvero dobbiamo ancora prenderti in carico? Dai, su.
Dicevamo degli ambulatori ADHD per adulti: non pervenuti. Trovo l’unica eccezione, che nel mio caso era rappresentata dall’ambulatorio presso il Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze dell’azienda socio-sanitaria Fatebenefratelli Sacco di Milano, dedicato agli utenti maggiorenni senza alcun vincolo territoriale.
Sembra fatta.

Ma poi scopro che è dedicato agli adulti, sì, ma under 35. Un minuto di silenzio per me.
Una delle motivazioni di questa limitazione, paradossalmente, è la maggiore consapevolezza e sensibilizzazione sul tema – che a volte, come abbiamo visto, dobbiamo, un po’ a sorpresa, a persone come Paris Hilton. C’è una richiesta esponenziale di diagnosi, a cui ambulatori come quello del Sacco non riescono a far fronte. C’è troppa domanda rispetto all’offerta. Ci sono poche specializzazioni rispetto all’ADHD, che interessa circa il 2-3% della popolazione adulta.
Se ti capita di sentir dire amenità del tipo “va be’, adesso siamo tutti ADHD” o “ai miei tempi non c’erano mica tutte queste malattie”, per favore – per favore! – prova a dire pazientemente che l’ADHD è sempre esistita e che quello che mancava erano le diagnosi. Il mondo neurodivergente ti ringrazierà.
ADHD che non sembra ADHD
Un altro aspetto da considerare è l’insidia che si nasconde dietro all’ADHD diagnosticata in età adulta: nel 60% dei casi si tratta di un disturbo associato ad altre manifestazioni cliniche.
Cosa vuole dire? Che l’ADHD è sottodiagnosticata, perché chi ne soffre sviluppa sintomi che possono mascherarla e renderne complesso il riconoscimento. Questo sovrapporsi di sintomi, in termini scientifici, si chiama comorbidità: la presenza di due o più malattie e/o disturbi.
L’ADHD viene spesso scambiata per disturbo d’ansia, depressione, abuso di sostanze e disturbo bordeline di personalità.
La mia prima diagnosi fu di depressione con manifestazioni d’ansia: la psichiatra dell’epoca mi disse che ero stressata per motivi familiari e mi prescrisse un antidepressivo per sei mesi.
Fui presa in carico, in quanto neo mamma, da una psicologa del CPS territoriale e gentilmente scaricata dopo 3 anni di psicoterapia – in realtà lei tentò di sganciarsi molto prima, ma arrivò la pandemia e si rassegnò a tenermi per un altro lungo anno di sedute con distanziamento sociale e mascherina.
Complice il difficile periodo post-pandemico, i miei sintomi peggiorarono e decisi di rivolgermi a un’altra psicologa. Con lei feci due anni di EMDR, aggiustando svariati altri pezzi di me, ma mancava sempre il pezzo mancante.
L’idea di approfondire e fare una valutazione mi è girata in testa per mesi: mesi di post letti sui social, articoli sull’ADHD, sentito dire. Fino a che faccio un test online, che non era - e non è - una diagnosi, ma l’indicazione di qualcosa che forse valeva la pena approfondire.
La mia decisione di andare fino in fondo sembrava a chiunque un’idea balzana: marito, psico, amiche. Quasi fosse un modo per mettermi al centro dell’attenzione e complicarmi la vita. Per fortuna ho sempre avuto dalla mia la tigna l’iperfocus, risorsa preziosissima in molte situazioni.
Per farla breve, decido di rivolgermi ad una struttura privata di telemedicina. Ero molto scettica, va detto, ma non avevo molte altre opzioni: l’onerosa spesa per la valutazione era più che sufficiente, figurarsi se avessi dovuto mettere in conto il viaggio fino a un centro specialistico privato. Comodamente da casa, per la modica cifra di 89 euro a colloquio, e con sole 3 sedute, mi sono portata a casa una diagnosi ADHD di tipo combinato.
Se hai il dubbio che questi centri specialistici diagnostichino chiunque, sono qui per tranquillizzarti anche su questo: quelli seri li riconosci anche perché ci sono persone che, no, non ricevono la diagnosi perché non sono ADHD.
In definitiva, come si fa la diagnosi ADHD?
Non sto a tediarvi su quanti e quali test si debbano fare per ricevere una diagnosi.
Sono test che si attengono a linee guida internazionali e che si compongono di centinaia di domande di autovalutazione, molte delle quali sembrano surreali.
Poi è fondamentale l’anamnesi che fa la psicologa, perché molti dei sintomi ADHD in età adulta sono mascherati o differenti rispetto al passato. E, trattandosi di un disturbo precoce, che nasce con te, bisogna fare anche un enorme esercizio di memoria rispetto alla propria infanzia: qualora voleste percorrere la strada della diagnosi, preparatevi a mettervi in connessione con la vostra io bambina, perché sarà fondamentale.
Chi può somministrare i test diagnostici? Psicologi e psichiatri specializzati in ADHD. Diffidate di chi non tratta quotidianamente le neurodivergenze: chi non conosce a fondo il disturbo da deficit dell’attenzione, è più probabile che possa sbagliare la diagnosi.
RITA (Rete Italiana ADHD) e AIFA (Associazione Italiana Famiglie ADHD) sapranno sicuramente indicarvi gli specialisti più vicino a voi.
Quanto costa fare una diagnosi? Dipende. Se si ha la fortuna di rivolgersi a un ambulatorio, si pagherà solo il ticket, circa 36 euro. Se ci si rivolge a un centro privato i costi variano dai 90 ai 150 euro a seduta.
Quanto tempo ci vuole per la diagnosi? Solitamente i colloqui si svolgono una volta alla settimana e la relazione viene consegnata (con relativo colloquio di restituzione) circa una-due settimane dalla fine dell’ultimo colloquio. Dipende molto da quanto la specialista in questione è oberata di lavoro. Considerate circa un mese.
Cosa fare dopo la diagnosi? Respirare a fondo. Prendersi del tempo. Fare psicoeducazione. Anche piangere e arrabbiarsi, se necessario. Una diagnosi ADHD in età adulta è liberatorio, ma potrebbe essere difficile da digerire. Ne parleremo in futuro, di cosa fare dopo la diagnosi, perché è tutto fuorché semplice.
La cosa fondamentale è arrivare fino in fondo, senza farsi scoraggiare dalle attese e dalle lungaggini burocratiche. Perché so che potrebbero essere un ostacolo enorme. Attingere alla tigna all’iperfocus che è in noi è il segreto. Sì, perché se non ci fosse quella, noi verremmo prese solo per pazze.
🛠️ Tips wow – Strumenti: consigli di lettura
Quando ho avuto la diagnosi, la prima cosa che ho fatto è stata ordinare libri sull’ADHD. Studiare e informarmi è l’unico modo che conosco per reagire a uno shock. Sono una persona pragmatica: per sopravvivere devo sapere e conoscere. Sull’ADHD, attualmente, non c’è molta letteratura. È facile incappare in auto-pubblicazioni mal tradotte (o scritte malamente con le AI) su Amazon o in testi prettamente tecnici e professionali. E visto che molte di noi hanno la soglia dell’attenzione di una formica, mi limito a questi consigli di lettura:
ADHD negli adulti - Un modello per l’intervento psicoeducativo di Migliarese, Venturi, Reibman, Mencacci (Erickson): molto tecnico, puntuale e approfondito.
Neurodivergente di Eleonora Marocchini, (Tlon): è nella mia lista dei libri da leggere, non credo mi deluderà. Se qualcuna di voi l’ha letto, mi scriva!
Qualsiasi libro di Russell A. Burkley, probabilmente uno dei maggiori esperti di ADHD. Attualmente in italiano sono tradotti solo quelli dedicati ai bambini. Sempre meglio di niente.
Driven to distraction di E. M Hallowell M.D. e John J. Ratey M.D.: solo in inglese, purtroppo. Offre strategie di sopravvivenza molto utili.
📖 Dizionario divergente
Ogni settimana scegliamo una parola che racconta il mondo Atipiche.
Psicoeducazione: sentirete spesso parlarne, sia su Atipiche sia nel caso in cui riceviate la diagnosi. La psicoeducazione è uno degli approcci per gestire la sintomatologia ADHD e conta numerose evidenze scientifiche che ne illustrano i benefici. È una sorta di intervento a metà tra psicoterapia e counseling ( un’attività relazionale, svolta da personale specializzato, finalizzata a orientare, sostenere e sviluppare le potenzialità di persone momentaneamente in difficoltà, spiega la Treccani) svolta da psicologhe e psichiatre, che ha lo scopo di fornire supporto, informazione e strategie di adattamento (o coping).
Grazie per il tuo sostegno ad Atipiche! Se sei arrivata fin qui, datti una pacca sulla spalla per la resistenza alle distrazioni :)
Al prossimo venerdì.
Anche io, non appena ricevuta la diagnosi di ADHD (meno di un anno fa, a 28 anni) sono corsa a cercare libri per informarmi (grazie iperfocus!). Per ora ho letto “Neurodivergente” di Eleonora Marocchini e mi ha aiutato molto a trovare le parole con cui parlare della mia neurodivergenza.
Grazie per questa newsletter! :)
grazie🤍