Da persona neurodivergente seguiroʻ con gioia le vostre uscite! Da illustratrice neurodivergente, peroʻ, mi spiace davvero che all'interno di un progetto come Slow News si scelga di corredare un contenuto così significativo con le immagini generate tramite midjourney, un'ai generativa costruita sullo scraping senza consenso delle immagini realizzate da artisti e artiste per generare immagini che non rafforzano il contenuto del testo, semmai lo indeboliscono.
Ciao! Intanto grazie per la fiducia, siamo contenti che il progetto ti interessi.
La seconda parte del messaggio, invece, da neurodivergente mi triggera un sacco! E da direttore di Slow News, filmmaker, regista, saggista, persona che lavora con contenuti di ogni formato da una trentina d'anni e che ha sperimentato con tutti i formati possibili penso di dovere una risposta articolata. Sarà lunga, ti chiedo scusa in anticipo :)
Prima di tutto, in Slow News abbiamo creato una policy – penso la prima in Italia – per l'uso delle AI generative nel nostro progetto giornalistico, dichiarando fin da marzo 2023 come avremmo usato e non usato le AI generative. La trovi qui.
In redazione ci confrontiamo regolarmente sul tema e la aggiorniamo periodicamente: è frutto di ampie riflessioni in merito.
Sul tema dell'addestramento delle AI generative ho una posizione molto radicale: so che non è condivisa e che, anzi, è minoritaria. La mia posizione è che l'addestramento delle macchine con opere esistenti rientri nel cosiddetto "fair use", che non ci sia alcuna differenza tra far leggere un testo – vedere un’immagine, un video, far sentire dei suoni – a una macchina o a una persona. Penso anche che il problema più grave per chi lavora nel mondo creativo sia il sistema di sfruttamento del mercato del lavoro capitalistico, un sistema estrattivo che fa il bene di pochi a danni di molti e che replica queste gerarchie piramidali anche in altri ambiti, incluso quello di tutti i mondi creativi.
Sono convinto che sia questo il problema, non l'addestramento delle AI generative. Il che non fa di me un fan delle aziende che producono le AI generative (ma non sono un fan nemmeno del modello di business di Shutterstock o di Spotify, per dire).
In Slow News paghiamo bene le persone che lavorano per noi: siamo una realtà indipendente che non ha mai puntato al profitto ma a un'economia di sussistenza e alla creazione di un ecosistema che produce poco, quando si può e come si può. Per foto e illustrazioni, quando abbiamo budget ci rivolgiamo a fotografi e fotografe, illustratrici o illustratori. La cover di Piano, per esempio, il nostro magazine cartaceo, è di Manuele Fior, l’art direction di Vito Manolo Roma. Eppure dentro Piano ci sono anche pezzi scritti insieme alle intelligenze artificiali.
Personalmente, sperimento con le AI di ogni forma. Le uso per creare bozze, moodboard, storyboard. Ci ho fatto – usandone sei diverse – un proof of concept di una serie per ragazzi che altrimenti non avrei mai avuto la possibilità di realizzare (un po’ come si faceva quando si doveva lavorare in maniera grezza per rendere conto di come sarebbero stati certi effetti speciali con budget).
Su Atipiche, poi, con Anna – che non è illustratrice di professione ma prima o poi proporrà anche dei suoi lavori “umani” a corredo della newsletter – stiamo lavorando per costruire uno stile di Atipiche che sia "nostro" e le AI sono nostre amiche in questo (peraltro, sono convinto che siano, in generale, grandi amiche di noi neurodivergenti. Magari ne scriverò prima o poi).
Sinceramente, siamo anche piuttosto soddisfatti delle prime due immagini che abbiamo realizzato – non casuali, frutto di lavori e tentativi diversi, umani – e non pensiamo che sviliscano o indeboliscano il testo. Ci piace anche la breve e atipica animazione a corredo che puoi vedere qui: https://youtube.com/shorts/FKMNuScy0xU?feature=share (il testo della canzone è mio, la musica è generata, anche se suono alcuni strumenti e, con colleghe/i, avrei potuto farla da zero, ma il gioco non sarebbe proprio valso la candela, in questo momento).
Penso che le AI generative possano dare i superpoteri ai creativi (e pure ai neurodivergenti, figuriamoci alla combo dei due! <3).
Spero di essere stato esaustivo e non troppo noioso e che vorrai continuare a seguirci.
Alberto, intanto per prima cosa grazie mille per la risposta esauriente e articolata, che è una forma di rispetto per l'interlocutore che non è mai scontata. Sono d'accordo su diverse delle tue premesse, a partire dal sistema estrattivo della produzione culturale (e a monte ho un enorme rispetto per il progetto Slow News che trovo sia una cosa che serve come il pane), ma meno su due aspetti: il fatto che possa equiparato al fair use, considerando che mancano alcuni aspetti tra cui la possibilità da parte degli artisti di un opt out, e a valle per quello che riguarda il contenuto finito, di un'intenzionalità nella composizione che - per me almeno - fa tutta la differenza. Ho tagliato un po' con l'accetta le mie obiezioni, non volevo andare troppo lunga, ma sono pronta a chiarire se dovesse servire.
Detto questo, continuerò assolutamente a seguire con interesse questo progetto perché trovo sia valido e necessario in questo momento.
Sono convinto che confrontarsi in maniera costruttiva sia fondamentale per costruire consapevolezza e contaminarsi con le posizioni diverse dalle proprie, anche le più contrastanti.
Sull'intenzionalità: nel processo di costruzione di uno stile visivo per Atipiche stiamo facendo prove, scelte, decine di generazioni, modifiche, scarti, bozze a mano. Credo che sia solo questione di come decidiamo di integrare questi strumenti nel nostro flusso creativo.
Sto suggerendo a tutte le persone creative di provarli e di dar loro una chance (pur consapevole di tutte le problematiche che riguardano il modello di business e, in definitiva, il capitalismo).
Da persona neurodivergente seguiroʻ con gioia le vostre uscite! Da illustratrice neurodivergente, peroʻ, mi spiace davvero che all'interno di un progetto come Slow News si scelga di corredare un contenuto così significativo con le immagini generate tramite midjourney, un'ai generativa costruita sullo scraping senza consenso delle immagini realizzate da artisti e artiste per generare immagini che non rafforzano il contenuto del testo, semmai lo indeboliscono.
Ciao! Intanto grazie per la fiducia, siamo contenti che il progetto ti interessi.
La seconda parte del messaggio, invece, da neurodivergente mi triggera un sacco! E da direttore di Slow News, filmmaker, regista, saggista, persona che lavora con contenuti di ogni formato da una trentina d'anni e che ha sperimentato con tutti i formati possibili penso di dovere una risposta articolata. Sarà lunga, ti chiedo scusa in anticipo :)
Prima di tutto, in Slow News abbiamo creato una policy – penso la prima in Italia – per l'uso delle AI generative nel nostro progetto giornalistico, dichiarando fin da marzo 2023 come avremmo usato e non usato le AI generative. La trovi qui.
https://www.slow-news.com/intelligenze-artificiali-generative-e-giornalismo-su-slow-news
In redazione ci confrontiamo regolarmente sul tema e la aggiorniamo periodicamente: è frutto di ampie riflessioni in merito.
Sul tema dell'addestramento delle AI generative ho una posizione molto radicale: so che non è condivisa e che, anzi, è minoritaria. La mia posizione è che l'addestramento delle macchine con opere esistenti rientri nel cosiddetto "fair use", che non ci sia alcuna differenza tra far leggere un testo – vedere un’immagine, un video, far sentire dei suoni – a una macchina o a una persona. Penso anche che il problema più grave per chi lavora nel mondo creativo sia il sistema di sfruttamento del mercato del lavoro capitalistico, un sistema estrattivo che fa il bene di pochi a danni di molti e che replica queste gerarchie piramidali anche in altri ambiti, incluso quello di tutti i mondi creativi.
Sono convinto che sia questo il problema, non l'addestramento delle AI generative. Il che non fa di me un fan delle aziende che producono le AI generative (ma non sono un fan nemmeno del modello di business di Shutterstock o di Spotify, per dire).
In Slow News paghiamo bene le persone che lavorano per noi: siamo una realtà indipendente che non ha mai puntato al profitto ma a un'economia di sussistenza e alla creazione di un ecosistema che produce poco, quando si può e come si può. Per foto e illustrazioni, quando abbiamo budget ci rivolgiamo a fotografi e fotografe, illustratrici o illustratori. La cover di Piano, per esempio, il nostro magazine cartaceo, è di Manuele Fior, l’art direction di Vito Manolo Roma. Eppure dentro Piano ci sono anche pezzi scritti insieme alle intelligenze artificiali.
Personalmente, sperimento con le AI di ogni forma. Le uso per creare bozze, moodboard, storyboard. Ci ho fatto – usandone sei diverse – un proof of concept di una serie per ragazzi che altrimenti non avrei mai avuto la possibilità di realizzare (un po’ come si faceva quando si doveva lavorare in maniera grezza per rendere conto di come sarebbero stati certi effetti speciali con budget).
Su Atipiche, poi, con Anna – che non è illustratrice di professione ma prima o poi proporrà anche dei suoi lavori “umani” a corredo della newsletter – stiamo lavorando per costruire uno stile di Atipiche che sia "nostro" e le AI sono nostre amiche in questo (peraltro, sono convinto che siano, in generale, grandi amiche di noi neurodivergenti. Magari ne scriverò prima o poi).
Sinceramente, siamo anche piuttosto soddisfatti delle prime due immagini che abbiamo realizzato – non casuali, frutto di lavori e tentativi diversi, umani – e non pensiamo che sviliscano o indeboliscano il testo. Ci piace anche la breve e atipica animazione a corredo che puoi vedere qui: https://youtube.com/shorts/FKMNuScy0xU?feature=share (il testo della canzone è mio, la musica è generata, anche se suono alcuni strumenti e, con colleghe/i, avrei potuto farla da zero, ma il gioco non sarebbe proprio valso la candela, in questo momento).
Penso che le AI generative possano dare i superpoteri ai creativi (e pure ai neurodivergenti, figuriamoci alla combo dei due! <3).
Spero di essere stato esaustivo e non troppo noioso e che vorrai continuare a seguirci.
Alberto, intanto per prima cosa grazie mille per la risposta esauriente e articolata, che è una forma di rispetto per l'interlocutore che non è mai scontata. Sono d'accordo su diverse delle tue premesse, a partire dal sistema estrattivo della produzione culturale (e a monte ho un enorme rispetto per il progetto Slow News che trovo sia una cosa che serve come il pane), ma meno su due aspetti: il fatto che possa equiparato al fair use, considerando che mancano alcuni aspetti tra cui la possibilità da parte degli artisti di un opt out, e a valle per quello che riguarda il contenuto finito, di un'intenzionalità nella composizione che - per me almeno - fa tutta la differenza. Ho tagliato un po' con l'accetta le mie obiezioni, non volevo andare troppo lunga, ma sono pronta a chiarire se dovesse servire.
Detto questo, continuerò assolutamente a seguire con interesse questo progetto perché trovo sia valido e necessario in questo momento.
Grazie a te!
Sono convinto che confrontarsi in maniera costruttiva sia fondamentale per costruire consapevolezza e contaminarsi con le posizioni diverse dalle proprie, anche le più contrastanti.
Sull'intenzionalità: nel processo di costruzione di uno stile visivo per Atipiche stiamo facendo prove, scelte, decine di generazioni, modifiche, scarti, bozze a mano. Credo che sia solo questione di come decidiamo di integrare questi strumenti nel nostro flusso creativo.
Sto suggerendo a tutte le persone creative di provarli e di dar loro una chance (pur consapevole di tutte le problematiche che riguardano il modello di business e, in definitiva, il capitalismo).