Il mistero del tempo che passa troppo in fretta o non passa mai
Ovvero, l’ADHD e la gestione del tempo

Ho deciso di prendere sul serio il quaderno di esercizi per gestire l’ADHD. Ne avevo parlato qualche numero fa: si tratta di un libro-vademecum di quelli che piacciono a me, pratici e leggeri. Una sorta di volume di auto-aiuto, però scritto da chi con l’ADHD ha a che fare ogni giorno (professionalmente parlando): psichiatrə, psicoterapeutə, e psicologhe.
L’obiettivo è quello di metterlo in pratica per tutta l’estate, vacanze escluse. Che per me è già una sfida, perché d’estate stravolgo completamente la routine. Il bar sulla spiaggia diventa il mio ufficio, faccio lunghi bagni e camminate all’aria aperta. Cucino sempre e con piacere, friggo come se fosse la vigilia di Natale e condisco ogni piatto con le erbe aromatiche che coltivo sul balcone di casa. In compenso, tocca convivere per lunghe settimane con parenti ingombranti che si danno il cambio per stare con i nipoti. Il che rende i mesi estivi piuttosto complicati dal punto di vista logistico ed emotivo.
D’altronde, hai voluto la casa al mare e il lavoro flessibile? Stacce.
Dicevo del quaderno di esercizi: ne ho parlato per introdurre l’argomento della settimana, che è la gestione del tempo. I primi esercizi iniziano con una considerazione tanto semplice quanto per scioccante, almeno per me: la tua percezione del tempo rispecchia la realtà oggettiva del cronometro o viaggia su metriche spazio-temporali marziane?
Il primo esercizio, che spoilero solo a fini esplicativi, consiste nel chiudere gli occhi e considerare un minuto. Riaprire gli occhi e verificare quanto è passato sul cronometro, ci dà la misura della nostra percezione del tempo. Ammetto che se non conto, non vado vicino ai sessanta secondi manco per scherzo. C’è margine di miglioramento, lo so, ma questa consapevolezza mi spiazza: mi considero una che ottimizza il tempo e gli spazi, ma evidentemente è tutto solo nella mia testa.
Già solo rendersi conto di non avere minimamente idea di quanto duri un minuto, dà l’idea di quanto noi ADHD siamo lontani dalla realtà terrestre
Ripasso: perché le persone ADHD hanno il fuso orario di Marte?
Quello che vorrei fosse chiaro a tutte le persone neurotipiche che si imbattono in queste righe è che le persone ADHD hanno la percezione del tempo alterata a causa di una compromissione delle funzioni esecutive. Cosa significa? Che i circuiti neuronali alla base di una gestione temporale efficiente funzionano in modo diverso. Qualcuno direbbe che funzionano male, perché fa i conti e i confronti con l’unica realtà a disposizione, fatta per lo più a misura di neurotipicità. Qualcuna direbbe che funzionano diversamente e che in un mondo migliore ci sarebbe spazio anche per chi ha il fuso orario di Marte. Senza biasimo né giudizi.
Purtroppo abitiamo sul Pianeta Terra e siamo tuttə, a livelli diversi, implicatə in una vita sociale fatta di lavoro, impegni, appuntamenti e scadenze. È qui che si inseriscono le difficoltà di una persona ADHD che soffre di discronìa: dimenticanze, ritardi e sovrapposizione di impegni sono all’ordine del giorno. Barkley, uno psichiatra statunitense, definisce questa alterazione come “una disabilità quasi invisibile che affligge chi ha l’ADHD”.
Le persone ADHD che soffrono di mancata percezione del tempo hanno enormi difficoltà a gestire gli impegni, ad arrivare puntuale agli appuntamenti e a valutare le tempistiche di qualsivoglia lavoro o tragitto.
Le conseguenze sono facili da immaginare. Queste persone vengono spesso considerate inaffidabili, sbadate, svogliate. La quotidianità può diventare un incubo per loro stesse e per chi sta loro accanto, e a lungo andare il rischio è di essere emarginate, bullizzate o criticate. L’autostima, per le persone ADHD che ne avessero un briciolo, si riduce ai minimi termini, lasciando il posto a una percezione di sé distorta: sono inaffidabile, pigra, stupida, incompetente. Non valgo niente.
Ci vogliono anni di psicoterapia, per allontanare quell’immagine distorta dallo specchio. Ma, soprattutto, una diagnosi, perché senza quella, è difficile capire che il problema non siamo noi.
Per gestire il tempo, bisogna misura il tempo
Può sembrare un’ovvietà solo per chi non soffre di discronìa: misurare il tempo per imparare a gestirlo è la regola delle regole. Non c’è un unico modo per farlo, e come sempre ogni persona sceglie il suo, ma ci sono delle strategie universalmente riconosciute per la loro efficacia: orologio da polso, la durata di una canzone come metro di misurazione, timer e agende per segnare la durata di ogni attività della giornata, app per misurare i compiti e relativi tempi di esecuzione.
Senza che si trasformi in un’ossessione, misurare il tempo è utile per capire quante ore perdiamo a causa della nostra distrazione o procrastinazione e quante invece potremmo ottimizzare per fare ciò che ci piace, fosse anche girovagare con la mente verso lidi marziani. Misurare il tempo serve soprattutto per non arrivare sempre in affanno con le scadenze, per non sentirsi inadeguatə o sbagliatə. Serve soprattutto a liberare il nostro tempo per lasciarne sempre meno alla nostra ADHD.
Personalmente sono diventata abbastanza brava con le tempistiche in movimento: se per andare da A a B ci vogliono 30 minuti, io parto di default 45 minuti prima. A volte anche un’ora prima, così ho il tempo di gestire eventuali imprevisti o di fermarmi al bar per raccogliere le idee. Se io e mio marito abbiamo un appuntamento, so che dovrò sollecitarlo molto tempo prima per evitare di ritrovarmi ad aspettarlo sulla porta di casa (succede sempre, davvero). Chissà, magari dopo un’estate sul quaderno degli esercizi, mi trasformerò nel cliché della donna che fa aspettare l’uomo. Sarebbe un sogno.
🛠️ Tips wow – Strumenti: diario di bordo
Questa settimana vorrei dare un solo consiglio, che si traduce in una domanda: come sto? Come stai? Chiederselo almeno una volta al giorno dovrebbe essere la regola base per tutte le persone neurodivergenti che hanno a che fare con disregolazione emotiva, stanchezza cronica o problemi del sonno.
Fermati e chiediti come stai. Scrivilo su un diario, registra un audio, chiama un’amica e fatevi la stessa domanda: come stai, sul serio? Hai mangiato abbastanza? Ti senti riposata? Hai bisogno di piangere e sfogarti? Di fare un aperitivo e svagarti? Chieditelo ogni giorno e datti la risposta più sincera.
In setwana, la lingua parlata dalla maggioranza etnica del Botswana, c’è una bellissima espressione usata per chiedere “come stai?” e suona più o meno come “hai dormito bene?”. Perché anche dormire bene e a sufficienza è fondamentale per stare bene.
📖 Dizionario divergente
Ogni settimana scegliamo una parola che racconta il mondo Atipiche.
Deficit del controllo inibitorio: rispondere in modo impulsivo o agire prima di pensare. La difficoltà a frenare un comportamento è uno dei modi con cui si manifesta l’iperattività nelle persone ADHD.
Grazie per aver letto fin qui. A settimana prossima!
Un abbraccio
Anna