L’organizzazione sta alle persone ADHD come il sale al caffè. È fisiologia, oltre che un dato empirico: la nostra corteccia prefrontale è meno efficiente rispetto a quella di un cervello neurotipico. Perché? Lì è dove un neurotrasmettitore fondamentale per il controllo e la concentrazione, la noradrelina, è più attivo. E noi ADHD, di noradrenalina, siamo parecchio scarse. Più o meno come di dopamina. In altre parole: se facciamo fatica a tenere in ordine anche solo il comodino, non è (del tutto) colpa nostra.
Sicuro è una nostra responsabilità, e come tale va gestita. Perché “il disordine è un fattore che peggiora le manifestazioni nucleari dell’ADHD e la performance e può comportare a cascata una serie di problematiche ulteriori” (dal Quaderno di esercizi per gestire l'ADHD in età adulta, Erickson 2024). Insomma, il disordine è direttamente proporzionale ai sintomi ADHD.
Marie Kondo, me spicci casa per favore?
L’ordine delle cose è ordine mentale, si dice. Ed è vero. Mannaggia se è vero.
Va da sé che non è un grosso problema se non trovo quella maglia azzurra tanto carina da abbinare alla gonna lilla, ma è una mezza tragedia se non trovo il passaporto e rischio di far saltare la vacanza a tutta la famiglia.
L’organizzazione degli spazi e dell’ambiente in cui lavoriamo e abitiamo è troppo spesso sottovalutata. Roba da Marie Kondo – che evidentemente non è ADHD, tutt’al più soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo, mi vien da dire anche se non sono una professionista del settore –, da maniache dell’ordine, da feticiste dell’igiene. Gli stereotipi di genere, in questo caso, si sprecano: alzi la mano chi si è immaginato, anche solo per un istante, un uomo che riassetta casa come potrebbe fare Mary Poppins. Credo nessuno. Ed ecco che il cliché è servito: riordinare è roba da donne.

Mai generalizzazione fu più sbagliata.
Noi ADHD ci siamo sempre raccontati che nel nostro disordine troviamo tutto e che quando qualcuno ci mette mano non troviamo nulla. Fregnacce. Quando regna il caos, non si trova nulla a prescindere. E quando una persona ADHD non trova qualcosa, si tratta quasi sempre del telefono, degli occhiali, delle chiavi di casa, dell’ultima bolletta da pagare o della ricetta del medico.
Organizziamoci, ok. Ma da dove inizio?
Esistono molti modi di essere organizzate e non tutti sono importanti allo stesso modo. Parto sempre dal mio esempio personale, giusto per ridimensionare le fisime di chi legge. Amo ordinare gli oggetti per colore, come in un arcobaleno: le app raggruppate per colori simili a ogni schermata, i libri in ordine arcobaleno e le matite dei bambini divise in colori primari e secondari.
Questa fissa è figlia di un’altra fisima, che è quella del metodo Home Edit, ideato da due personal organizer statunitensi e diventato un format celebre su Netflix. Mannaggia ai format di lifestyle, mannaggia.
Il metodo arcobaleno mi mette in pace col mondo e mi fa trovare subito le cose. A mio marito, invece, fa smattare: lui, che non ha la mia stessa memoria fotografica, dice che non trova i libri, che dovrebbero essere ordinati per genere. Ma finché sarò a metterli a posto, i suoi libri saranno ordinati per colore. Se ne facesse una ragione.
Come tutte le maniache dell’ordine, o che ambiscono ad esserlo, ho iniziato anch’io con Marie Kondo. Prendi i vestiti, ringraziali, scartali, piegali come dei würstel e via dicendo. Chi non avesse dimestichezza col metodo KonMari di Kondo, penserà che sia un approccio estremista, e non posso che concordare. Il punto è trovare un metodo che vada bene con la nostra neurodivergenza, purché si trovi il modo di organizzare le cose.
Vi dico qual è il mio, e non è detto che sia adatto a tutti.
Organizzare la casa per chi è ADHD: consigli utili

Spoiler alert: questa è la parte in cui dò consigli non richiesti, ma che ho trovato utili nel tempo per disordinati cronici come mio marito e mio figlio (il primo diagnosticato ADHD, il secondo in corso di valutazione). Loro sono l’esempio lampante di quanto il fattore disattenzione possa disseminare - letteralmente - tracce in giro per casa. Vestiti su divano, poltrone e sedie; giochi in ogni angolo della casa; libri di scuola per terra, forbici e colla in bagno, bicchieri e tazze sui davanzali delle finestre. Potrei andare avanti all’infinito, perché ogni giorno i miei pollicini riescono a stupirmi con traiettorie imprevedibili e fantasiose.
1️⃣ Trovare un posto per ogni cosa. Dici, grazie, che banalità. Se fosse così banale per una persona ADHD appendere la giacca all’appendiabiti, non starei qui a farci un numero intero di Atipiche, vi assicuro.
Ogni cosa al suo posto, a casa nostra, significa etichettare tutto (cassetti, materiale scolastico, scatole dei giochi) e usare contenitori trasparenti o riconoscibili. Ogni cosa al suo posto significa non avere spazi condivisi per lo studio o il lavoro e creare uno spazio per ogni gesto che, si spera, diventerà un automatismo. Come la bacheca dove appendere le chiavi di casa, ad esempio. Ogni cosa al suo posto, a casa nostra, significa avere un appendino (sempre con etichetta) per ogni membro della famiglia, perché se no va a finire che le giacche, come il telecomando, le puoi trovare anche sul balcone.
Non avere un posto dove riporre qualcosa, per una persona ADHD è disorientante. Mi ricordo ancora il panico di mio figlio, qualche anno fa, quando alla mia ennesima richiesta di sistemare la cameretta mi disse implorante: ”Ma mamma, non so come fare, aiutami!”.
Lì ho capito che un input generico come “sistema la camera”, per chi è ADHD, equivale a una montagna da scalare con le infradito. Molto meglio dire: metti a posto i Lego nel cassetto rosso o raccogli le figurine da terra e mettile nell’album. A compiti chiari e precisi devono corrispondere spazi accessibili e dedicati.
2️⃣ Less is more. Spesso ci perdiamo in un mare di caos, altre volte in un bicchier d’acqua. Sempre per darvi un’idea: se mi trovo davanti a un foglio con appunti scritti male e degli scarabocchi a corredo, quel foglio rimarrà sulla mia scrivania per giorni. E quel task accompagnerà i miei incubi e disturberà la mia concentrazione impedendomi di lavorare serenamente. Paradossalmente quel piccolo post-it, da foglio piccolo e leggero, si trasformerà in una risma da una tonnellata, che mi peserà sulla coscienza come una condanna a morte. E magari sopra c’era scritto semplicemente: chiama tizio dei traslochi. Roba che bastava chiamarlo, prendere un appuntamento e fine della storia. E invece no, l’ADHD mi porta a scriverci sopra una sceneggiatura drama da premio Oscar.
Purtroppo il nostro cervello funziona così: quando vede il disordine che si accumula, va semplicemente in tilt e procrastina. Bisogna lavorare di prevenzione, che in questo caso significa eliminare gli appunti volanti, tenere in ordine la scrivania, usare una sola agenda cartacea - ribadisco, una sola -, svuotare spesso la propria borsa o lo zaino, mettere documenti o scartoffie di lavoro in un unico posto. C’è chi ama gli schedari, chi i raccoglitori, ci sono persone che viaggiano con le cartellette trasparenti e altre che non tengono nulla di cartaceo perché vivono di file excel. Ogni metodo vale, purché sia quello più funzionale per la tua neurodivergenza e preveda un solo principio: meno è meglio.
3️⃣ Dividere macro e micro task. Quando vedo la montagna di vestiti il fine settimana, mi viene lo scoramento. Poi penso che sono solo vestiti e che mi basta un’oretta per sistemare tutto senza psicodrammi. Un macro compito è formato da tanti piccoli compiti e riordinare funziona così: dividere le cose da fare in micro passi. Potresti iniziare dalle categorie (oggi sistemo solo i libri e settimana prossima le riviste) o darti un piccolo compito quotidiano (svuotare le tasche, appaiare i calzini, lavare i piatti). Un solo compito al giorno. Ingannare il cervello è più facile, se conosci i suoi punti deboli.
4️⃣ Darsi delle ricompense. Sapere come funzioniamo vuol dire anche rendere un compito noioso e faticoso, come il riordino, in un lavoro con bonus finale. Accontentiamo il nostro bisogno dopaminico: se portiamo a termine l’ingrato compito, ricompensiamoci con qualcosa che ci gratifica. Per me può essere una puntata delle serie tv di lifestyle, per voi spero qualcosa di più utile.
Va bene darsi delle gratifiche anche se non si è tenuto fede all’impegno di mettere a posto le cose un po’ per volta. Anche se abbiamo fatto il repulisti di casa in preda al sacro fuoco di Marie Kondo solo perché avevamo ospiti a cena, come quando a 16 anni pulivamo casa qualche ora prima che tornassero i genitori dalle vacanze. Va bene uguale, purché sappiamo perché lo facciamo senza colpevolizzarci.
🛠️ Tips wow – Strumenti: serie e documentari sul riordino e non solo
Lo so, era piuttosto scontato. Il consiglio della settimana è guardarsi qualche serie tv o documentario sull’organizzazione e il riordino. Potrebbero creare dipendenza anche a un cervello ADHD non avvezzo all’organizzazione, vi avviso. Fra i miei titoli preferiti:
The Home Edit: usano il famoso metodo arcobaleno e inscatolano tutto, forse troppo. In compenso danno un sacco di consigli utili su come organizzare gli spazi interni di mobili, armadi e via dicendo.
Facciamo ordine con Marie Kondo: il metodo KonMari spiegato per bene. Se togli le parti in cui ringrazi gli oggetti come se fossero animati, è un metodo molto lungimirante e di buon senso.
Minimalism: illuminante, perché va all’essenza delle cose. In poche parole: non accumulare, lascia andare, usa solo ciò che ti serve realmente.
Da bravə ADHD verrebbe da sposare in toto la filosofia di uno di questi approcci al riordino: fermate l’impulso di stravolgere casa e prendete il meglio di ogni metodo. Servono da spunto per trovare una quadra nel proprio caos quotidiano, non per generare dipendenze (disse l’invasata di serie lifestyle).
📖 Dizionario divergente
Ogni settimana scegliamo una parola che racconta il mondo Atipiche.
CDS (Cognitive Disengagement Syndrome): si accompagna spesso al mind wondering tipico delle persone ADHD e si manifesta sotto forma di lentezza di pensiero, sensazione di scarsa efficienza mentale e sonnolenza. Circa metà delle persone ADHD presentano CDS in comorbidità.
Per oggi è tutto. Grazie per aver tenuto botta fin qui con l’attenzione e grazie del sostegno, come sempre. A venerdì prossimo!
Anna
Buongiorno Anna, come mi ci ritrovo in quello che scrive! Da brava ADHD anch’io ho adottato un metodo, istintivamente riordino in base al colore, inoltre nei cassetti dell’intimo, calze e magliette ho aggiunto delle scatole (da scarpe o…) per dividere ulteriormente per colore e/o genere.
Invece l’esterno della casa è quasi sempre un delirio, sembra esplosa. Fatico a trovare e trasmettere un metodo. Vivo con mio figlio, un adolescente oppositivo - sospetto ADHD - che non sempre accetta le mie proposte di riordino e mio marito - che pensavo ADHD e invece al test è risultato negativo (????) - disordinato cronico per cui passo parecchio tempo a riordinare in preda allo sconforto.. risultato
Sono spesso in tilt e nervosa